Le arterie viscerali includono l’arteria celiaca, l’arteria mesenterica superiore ed inferiore, le arterie renali e i loro rami. La patologia dei vasi viscerali include la malattia aneurismatica, dissecativa e steno-ostruttiva. Nonostante l’ampio spettro di quadri clinici associati, l’incidenza della patologia dei vasi viscerali è estremamente bassa. Sono riportati tassi di incidenza dello 0.01%-0.02% per la patologia aneurismatica, e del 9.2% e 6.2% per 100.000 abitanti rispettivamente per l’ischemia mesenterica cronica e acuta. Negli ultimi anni, a causa della maggiore diffusione di metodiche di imaging (come AngioTC e AngioRM) si è documentato un aumento nei tassi di diagnosi occasionale di questi disturbi.
L’eziologia principale di questo gruppo di patologie è l’aterosclerosi. Altre cause minori riconosciute sono la displasia fibromuscolare, la sindrome di Marfan e la sindrome di Ehlers-Danlos. Altri fattori di rischio specifici sono riportati: ad esempio traumi a livello addominale, patologie infiammatorie, l’insufficienza epatica e la gravidanza sono fattori di rischio noti per la patologia aneurismatica.
Nonostante la bassa prevalenza nella popolazione, la patologia dei vasi viscerali è di estrema rilevanza in chirurgia vascolare. Non è infatti infrequente la presentazione acuta di queste patologie, che implica un setting di emergenza/urgenza gravato da alta complessità tecnica e conseguenti elevati tassi di complicanze e mortalità.
Il trattamento di tali patologie ha virato negli ultimi anni verso la chirurgia endovascolare, sulla base della minor mortalità e morbilità nel breve e medio-termine rispetto alla chirurgia tradizionale (open).
- Le tecniche chirurgiche tradizionali (“open”) vengono effettuate mediante un’incisione chirurgica dell’addome. L’arteria target viene isolata e ricostruita secondo metodiche differenti a seconda della patologia da cui è affetta. Possono essere effettuate riparazioni dirette dell’arteria, sostituzioni di brevi tratti di essa mediante materiale protesico e/o autologo (vena), oppure possono essere eseguiti bypass (protesici o in materiale autologo) finalizzati a rivascolarizzare il distretto arterioso a valle del tratto malato. Questo tipo di metodica è utilizzata da decenni ed ha mostrato affidabili risultati nel tempo(in termini di perivietà e sopravvivenza), a fronte di un maggior tasso di complicanze intra-operatorie e peri-operatorie (perdite ematiche, degenza in terapia intensiva, complicanze cardiache e/o respiratorie, mortalità).
- Le tecniche chirurgiche endovascolari consistono invece in un trattamento mini-invasivo. Vengono effettuate mediante puntura di un’arteria periferica (arteria femorale o arteria omerale) e permettono, sotto controllo radiologico, di andare a posizionare stent, materiali emboligeni (es. spirali, colle) o ad effettuare dilatazioni (angioplastiche) delle arterie di interesse. Questo tipo di approccio ha mostrato buoni risultati nel breve e medio termine, con tassi di complicanze intra-operatorie minori rispetto all’approccio chirurgco tradizionale. Essendo però un trattamento di più recente utilizzo, non si conoscono con certezza le sue complicanze oltre i cinque anni dall’intervento, pur non significando ciò necessariamente una evoluzione sfavorevole.